martedì 10 dicembre 2013



Renzi è davvero come la vecchia nomenclatura lo dipinge o può essere invece il Cincinnato della Sinistra italiana?

di Roberto Emiliano Piserse

Crediamo che il sindaco di Firenze non sia il demonio che D'Alema, Bersani & Co. voglio raffigurarci. Finora, dobbiamo dire, il giovane politico è sempre stato corretto:  nonostante le sconfitte è rimasto dentro il Pd; quando lo scorso febbraio i sondaggi davano in affanno Bersani, ha accettato di affiancare il vecchio leader per ridare slancio alla sua immagine... Avrebbe potuto sottrarsi a tale richiesta, così come avrebbe potuto lavorare ad una scissione del partito! Ed invece è rimasto correttamente al suo posto! Riguardo poi ai 101 che hanno affossato l'elezione di Prodi al Quirinale, lo stesso fondatore dell'Ulivo non crede all'ipotesi che i cecchini siano i renziani, tanto è vero che alla fine si è recato a votare alle primarie dell'altro giorno sapendo che il successo di Renzi sarebbe stato direttamente proporzionale all'affluenza alle urne!  
Riteniamo, invece, che quel che avviene nei sistemi politico-sociali avvenga anche nei partiti e nelle istituzioni: se il sistema non è in grado di autoriformarsi, il cambiamento viene imposto da forze esterne al sistema il quale, quanta più resistenza oppone, tanto più rischia, come una diga, di esserne travolto dalla furia selvaggia della piena.
Senza scomodare la Storia, possiamo riflettere su ciò che è accaduto durante l'elezione dei presidenti di Camera e Senato: se non ci fosse stato il clamoroso successo del M5S, avremmo avuto come presidente di Camera e Senato, così come era già stato deciso, rispettivamente Franceschini e Finocchiaro, altro che la Boldrini e Grasso. Ecco allora che la vecchia nomenclatura democristian-popolar-margheritina e quella comunista-diessina, non avendo mai trovato il coraggio di scelte chiare e univoche, sono state travolte dalla chiarezza degli argomenti, non sempre condivisibili, di Renzi. A lui ora il compito di svecchiare il partito non solo dal punto di vista anagrafico, cosa del tutto secondaria, ma anche e soprattutto di quegli ideologismi che alla fine sono stati zavorra per tutte le rincorse della Sinistra italiana alla conquista del governo nazionale. Ci riferiamo, in primis, al doppio nodo che lega il Pd ai sindacati che ancora oggi sono portatori di quell'esasperato sindacalismo che, proteggendo allo stesso modo sfruttati e fannulloni, ha distrutto in Italia il valore del merito e costringe ogni giorno centinaia di giovani a scegliere la strada dell'emigrazione per farsi riconoscere all'estero competenze e capacità che l'Italia non ha saputo, o meglio voluto, riconoscer loro nonostante abbia investito su di loro decine di migliaia di euro dal primo anno della scuola primaria fino alla laurea e alla specializzazione! Quel sindacalismo becero e fanatico che ha ucciso anche e soprattutto la pubblica amministrazione ed i pubblici servizi facendoli retrocedere a livelli borbonici quando il ruolo di funzionario pubblico era da tutti visto come privilegio e posto di potere piuttosto che come servizio. Un sindacalismo che nel pubblico premia i fannulloni e gli incapaci che, spesso, si limitano a ritirare lo stipendio poiché nessuno affida loro alcun compito per evitare errori grossolani derivati dalla loro incapacità e mancata assunzione di responsabilità. Il risultato di questo è che le persone capaci e dotate di buona volontà, devono sobbarcarsi i compiti ed il lavoro degli incapaci i quali, però, spesso hanno uno stipendio più alto perché magari almeno un merito ce l'hanno: essere nati prima ed essere stati assunti con contratti più vantaggiosi e generosi poiché al momento del loro ingresso nel pubblico erano tempi di vacche grasse!! Col risultato che oggi è  nella pubblica amministrazione che si consuma un grave sperpero di denaro poiché ai costi elevati non segue una efficienza dei servizi o una buona produttività! Grazie ai sindacati i lavoratori del pubblico impiego si sentono intoccabili anche perché chi avrebbe il compito di richiamarli e ammonirli  spesso è peggiore dei loro sottoposti. Ecco perché ci auguriamo che Renzi sia capace di quella rivoluzione liberale da sempre millantata da Berlusconi e di cui l'Italia non può più fare a meno, pena la retrocessione nell'Unione dei Paesi sottosviluppati. Ci piacerebbe che Renzi fosse il Cincinnato della Sinistra italiana che, dopo la vittoria contro il Burocratismo e il Sindacalismo, si ritirasse a vita privata, perché un bravo e coraggioso guerriero non sempre risulta essere un buon governante!

martedì 15 ottobre 2013



AL GOVERNO CON RENZI PREMIER?
O ALL'OPPOSIZIONE DELLA BERLUSCONI?
QUESTO E' IL DILEMMA!
 
di Roberto Emiliano Piserse


Il dado è tratto. Renzi ha avviato la sua campagna per conquistare la postazione di segretario del partito. Al contempo si sono già attivati gli anticorpi della Sinistra del PD, quegli stessi anticorpi che nello scorso dicembre neutralizzarono il sindaco di Firenze ma che non riuscirono a guarire il gigante dai piedi d'argilla che a primavera crollò ai piedi del Berlusca. Ora ci risiamo, la sinistra interna al partito, tradizionalmente con maggiori capacità di mobilitazione, potrebbe vincere con Cuperlo le primarie e mettere il partito nelle condizioni di perdere nuovamente le elezioni. Purtroppo il Berlusconismo non solo ha rappresentato un sistema di potere e di tutela degli interessi "particulari" di pochi privilegiati ma anche una rivoluzione culturale nella democrazia italiana, rivoluzione che va sotto il nome di "Leaderismo mediatico e carismatico". Cuperlo di carisma non ne ha molto, di mediatico ancor meno, dato che è un emerito sconosciuto dei teleschermi, così, di fronte a questi due presupposti, quello che dice, non può che passare automaticamente in secondo piano. Lo abbiamo già visto con Bersani: la serietà delle sue proposte, dimostrata anche e soprattutto quando si sottraeva a chi, tirandolo per la giacchetta, lo invitava a "spararla grossa" a fare cioè promesse irrealizzabili, non è stata recepita dagli elettori che, ancora una volta, hanno ceduto al fascino delle sirene berlusconiane che annunciavano "Niente IMU per tutti!", è bastato questo annuncio per far impennare, da un giorno all'altro, i sondaggi in suo favore.
Da persona di Sinistra, preferisco governare con Renzi piuttosto che vivere all'ombra delle sottane di Marina.
 
 



domenica 19 maggio 2013

 
 
PER USCIRE DALLA CRISI
TORNARE AL PRAGMATISMO DEI NOSTRI PADRI
 
Un recente studio del Credit Suisse, applicato al leggendario pragmatismo dei nostri padri, dà forse  la soluzione per uscire dallo stillicidio della crisi economico-finanziaria dell'Italia.
 
 
Leggende metropolitane raccontano di una pratica abbastanza diffusa durante i dissennati anni Ottanta italiani. Si dice, infatti, che molti genitori, rivolgendosi al consolidato politico del proprio territorio, erano pronti ad offrire parte del loro risparmio per "sistemare" il proprio figliuolo in un ente pubblico o in uno dei tanti carrozzoni statali. Il ragionamento, pragmatico ma molto poco ortodosso, era il seguente: "Do parte dei miei risparmi a Tizio per sistemare mio figlio per tutta la vita. Per me è un vero e proprio investimento: sono i soldi meglio spesi!".
Non sappiamo quanto ci sia di vero dietro certe leggende, ma se si dice che solitamente tutte le leggende hanno un fondamento di verità  e se poi vediamo come sia lievitato in quegli anni del CAF (Craxi-Andreotti-Forlani) il nostro debito pubblico, che fu praticamente raddoppiato, ci viene da pensare che in tutto questo qualcosa di realistico deve esserci stato. Ora, mutatis mutandis, soffermiamoci ad analizzare lo studio del Credit Suisse.
 
Tale studio mette in evidenza il debito pubblico dei paesi maggiormente sviluppati, specie europei, in rapporto con il loro Pil (colonna di sinistra), ma anche con la ricchezza finanziaria netta (risparmi) di ciascun Paese (colonna di destra). Ebbene, se guardiamo la colonna di destra, noteremo che l'Italia è di gran lunga al di sotto del 100%, poiché siamo al 49% del rapporto esistente tra il nostro debito pubblico e i nostri risparmi privati. Per capire meglio facciamo un esempio: se la mia famiglia ha un debito di un milione di euro, non è una tragedia se ha risparmi superiori a tale cifra o, comunque, risparmi tali da poterlo riportare dentro livelli di tranquillità. Di qui il suggerimento che viene dal Credit Suisse: se l'Italia prelevasse dai conti dei propri cittadini il 10%, come è accaduto a Cipro anche se lì il provvedimento è stato applicato dai centomila euro in su, il nostro Paese scenderebbe intorno al 98% del rapporto debito/Pil e non avrebbe più grossi problemi. I mercati reagirebbero positivamente, perché in maniera concreta si dimostrerebbe la solvibilità dell'Italia; potremmo addirittura recuperare il voto di massima affidabilità (AAA) e questo permetterebbe di abbassare sensibilmente i tassi di interesse da riconoscere agli acquirenti del nostro debito. Non solo. Tale provvedimento potrebbe finalmente azzerare la procedura di infrazione aperta dall'Europa verso di noi e far ripartire, nel nostro Paese, gli investimenti pubblici in settori strategici nei quali siamo rimasti indietro: grandi opere, messa in sicurezza delle scuole, degli ospedali e di tutti gli edifici pubblici, energie alternative, Ricerca, ecc. in modo da ridare lavoro alle imprese e dunque agli italiani. In altri termini usciremmo da questa pericolosissimo circolo vizioso per entrarne finalmente in uno virtuoso.
Torniamo a questo punto al pragmatismo dei nostri padri: quale capofamiglia si rifiuterebbe di sacrificare il 10% dei propri risparmi pur di garantire ai loro figli un futuro sereno e, cosa ancor più importante, la immediata restituzione della dignità finora calpestata dalla crisi?
Siamo certi che se un governo, ben illustrandolo ai propri cittadini, proponesse un provvedimento  del genere, troverebbe nel Paese tutto il consenso necessario per porre fine allo stillicidio di questa interminabile recessione.  L'alternativa potrebbe infatti essere che gli Italiani, gradualmente ma inesorabilmente, si ritroveranno comunque senza alcun risparmio perché dilapidato da un lato per garantire la "paghetta settimanale" ai propri figli trentenni e magari quarantenni; dall'altro a supportare e sopportare manovre e manovrine correttive dei governi nazionali e regionali senza alcuna progettualità strategica per il futuro. Crediamo infatti che sia tempo di governare seriamente questo nostro Paese, perché il tempo del "Tira a campare" è finito per sempre... se vogliamo restare nell'Europa e nello sviluppo... sostenibile!!
REP




giovedì 25 aprile 2013


Ma Grillo da che parte sta?
Davvero è dalla parte dell'Italia e degli Italiani?
 
Le dichiarazioni al tabloid tedesco Bild "L'Italia andrà in bancarotta in autunno" , ci danno l'immagine di un uomo irresponsabile nelle proprie azioni, un uomo che pensa solo ad alimentare il suo esasperato "ego".
 
"Le piccole e medie imprese vanno in bancarotta. Fra settembre e ottobre allo Stato finiranno i soldi e sarà difficile pagare pensioni e stipendi.", queste le dichiarazioni al tabloid tedesco Bild. Ci chiediamo cosa avranno pensato i piccoli risparmiatori e i grandi investitori  stranieri che comprano i nostri titoli di debito pubblico. Quale creditore, infatti, presterebbe i propri soldi a quel debitore il cui figlio dichiarasse: "La mia famiglia presto non sarà in grado di onorare i propri debiti"? Nessuno!Forse non ci si rende conto che i Bot e i Btp che vengono emessi dal Tesoro servono non solo ad onorare il proprio debito contratto in precedenza con piccoli risparmiatori e grandi investitori, ma servono anche a pagare gli stipendi dei dipendenti pubblici, le pensioni degli italiani ed i costi dei servizi pubblici (istruzione, sanità, ordine pubblico e sicurezza, welfare, ecc.).
Proclamare la propria insolvenza, questo sì, è il primo e decisivo passo verso la bancarotta, perché se cala la fiducia nella "onorabilità" e solvibilità dell'Italia, significa aumentare i tassi di interesse per attrarre risparmiatori e investitori, maggiori interessi significnoa aumento del proprio debito e, se la nostra credibilità viene meno, significa che nessuno più compra nostri titoli di Stato col risultato della bancarotta!!
Ecco perché ci chiediamo: Grillo col suo "sfascismo" da che parte sta?
Dalla parte del proprio particulare come molti italiani, così come già denunciava Francesco Guicciardini nel Cinquecento.
Fino a quando il particulare prevarrà sul senso di appartenenza ad una nazione, nel senso romantico del termine, e ad un'idea di Europa Unita, l'Italia non uscirà mai dalla crisi che, per il nostro paese, è innanzitutto di tipo culturale prima che economica e finanziaria!!
MV 
 
 

domenica 21 aprile 2013

 

Napolitano o Giorgio I?

La rielezione di Napolitano fa venire meno un altro importante principio costituzionale, da molti sottovalutato. Sempre più di frequente i partiti negano la nostra Costituzione. Così già si parla di una modifica costituzionale in senso presidenziale della nostra Repubblica. Ecco allora che a grandi falcate corriamo verso Weimar.

 
Ancora una volta i partiti, o meglio i componenti di partito, hanno giocato con la Costituzione. La loro incapacità a superare particolarismi e faide interne sempre più di frequente finisce per mettere in discussione i grandi principi costituzionali. Chissà quanti di voi ricorderanno che nel 1985, alla scadenza del mandato, molti proposero la rielezione di Sandro Pertini che, con la sua spontaneità e  capacità di stare vicino ed in mezzo alla gente, aveva svecchiato la figura di un presidente arroccato nel suo Colle d'avorio. Ebbene chi si oppose con ferocia a tale tentativo fu il Partito Liberale il quale, storicamente esperto e sensibile agli aspetti e agli equilibri costituzionali, evidenziò che i Padri Costituenti, sempre attenti ad evitare concentrazioni di potere in una sola persona sia per la durata che per il volume di potere, non avendo esplicitamente parlato della rielezione del Presidente della Repubblica, intesero esplicitamente dire che la carica dura un settennato e basta. Infatti 14 anni di presidenza si addice più a un regno che a una repubblica di tipo parlamentare.
Ecco allora che un altro principio di garanzia costituzionale è venuto meno, un principio importante da molti sottovalutato. Il rischio è che emergenza dopo emergenza, da vent'anni a sta parte, ci avviciniamo sempre più all'epilogo della Repubblica di Weimar, tanto che proprio ieri Ignazio La Russa (e chi se no?) con gioia commentava: "Ora sono maturi i tempi per l'elezione diretta del Presidente della Repubblica. Occorre dunque una riforma costituzionale in senso presidenzialista del nostro sistema politico e ridare poi la parola ai cittadini." Di questo dobbiamo ringraziare anche Grillo che con le sue "Quirinalie" sul web ha fatto passare l'idea che il presidente debba essere scelto, e dunque eletto, dal popolo, ed ha pubblicizzato tale iniziativa come massima espressione di partecipazione e democrazia. Forse non ci si rende conto che un Presidente della Repubblica eletto direttamente dal popolo non avrebbe più il ruolo di guardiano della Costituzione ma quello di un capo di governo, con poteri molto più ampi e concentrati nella mani di una sola persona. Se tale sistema può andar bene in Paesi come gli USA che, in due secoli e mezzo di storia, non hanno mai avuto una sospensione della democrazia dimostrando di essere refrattari ad ogni deriva autoritaria, molto meno va bene per un paese come l'Italia che da sempre ha il vizietto di un Dux che guidi il popolo verso nuove frontiere di benessere e progresso. Così al ventennio fascista è seguito il doppio ventennio di democrazia bloccata o, meglio, di regime democristiano, culminato con la triarchia del CAF (Craxi-Andreotti-Forlani) a cui è succeduto un altro ventennio, quello berlusconiano. Negli ultimi 91 anni , dunque, l'Italia ha avuto  tre regimi, tanto che oggi la nostra nazione compare nella coda di tutte le classifiche mondiali relative alle garanzie democratiche, il più delle volte siamo classificati, ad esempio in materia di libertà d'informazione, dietro paesi che, anche formalmente, democratici non sono. Con questi presupposti, può essere l'Italia pronta per una Repubblica presidenziale?
REP
 

sabato 2 febbraio 2013


LA MUMMIA SI E' "RIBOATA"?

 

"Il Ritorno della mummia", così titolava il quotidiano francese di sinistra "Libération" quando il Cavaliere, a dicembre scorso, annunciò il suo ritorno nella politica istituzionale.
Oggi, a quasi due mesi da quell'annuncio e a 22 giorni dal voto, ci chiediamo con un termine dialettale: "Ma la mummia si è riboata? è resuscitata?" Speriamo di no, ma i sondaggi, specie quelli in mano alla "Momie" dicono che egli è vivo più che mai! L'affaire Monti Paschi di Siena (Mps), le non brillanti capacità comunicative di Bersani, l'errore, solito, del PD di scaricare la Sinistra cosiddetta radicale, vale a dire Ingroia & C, rischiano di compromettere seriamente la vittoria.
Gli Italiani, purtroppo, hanno la memoria corta, così l'imperversare dello scandalo Mps e le grandi capacità comunicative della "Momie" hanno fatto dimenticare le Olgettine ed Orgettine di Berlusca & Co. s.e.x. così come lo scandalo dei rimborsi elettorali in Lombardia e in Lazio.
Ecco dunque che lo spettro di una vittoria mutilata del centro-sinistra o, peggio, di una sua secca sconfitta comincia ad aleggiare portando dietro con sé il ricordo del 2006 quando lo scandalo Unipol-Bnl fece perdere, secondo gli analisti, un 5% all'Unione guidata da Romano Prodi che, dopo due anni di tormentato governo sorretto dai senatori a vita, rassegnò le dimissioni spianando la strada al terzo "Retour de la Momie".
Dunque facciamo un appello a tutti gli Italiani: degli ultimi dieci anni Berlusca ne ha governati ben otto ed i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Così è davvero strano che oggi il Cavaliere, Tremonti, Maroni & Co. si atteggino a soloni della politica economica, ma se sono tanto bravi, perché queste ricette non le hanno messe in campo in questi otto anni? Sembra quasi che in tutto questo tempo essi siano stati all'opposizione ed oggi si presentino come l'unica valida alternativa! Ma quale alternativa? Sarebbe semplicemente la successione a loro stessi e ai devastanti problemi che hanno creato e che noi Italiani, con lacrime e sangue, stiamo cercando di tamponare! 
Italiani: sbagliare è umano, ma sbagliare la quarta volta è diabolico!
REP 
 



venerdì 1 febbraio 2013



A scuola anche in... Estate! Così si risparmia sulle baby-sitter! 

 
Che molti docenti negli ultimi lustri si sentano sempre più baby-sitter che insegnanti-educatori è cosa risaputa, tanto che il lavoro del maestro o del professore è risultato tra quelli più alienanti sia per la scarsa gratifica economica che per la sempre minor considerazione sociale. L'incursione del Premier Monti va esattamente in questa direzione. Nei giorni scorsi ha detto che occorre ridurre le vacanze estive nelle scuole ad un mese in modo da non gravare sulle mamme lavoratrici che, nei lunghi tre mesi d'estate, non sanno dove lasciare i propri figli!
sigh!
Che i docenti per contratto abbiano diritto, come la gran parte dei lavoratori, a 36 giorni di ferie è cosa ovvia e risaputa, ma dire che la scuola debba restare aperta anche l'estate perché le madri lavoratrici hanno difficoltà a badare ai propri figli significa che il fine principale della scuola è quello del baby-sitteraggio e non della trasmissione del sapere per creare una società sempre più civile e sempre più competente da un punto di vista professionale e culturale!  
L'ex direttore de "Il Tempo" Mario Sechi, che è persona intelligente, si è subito apprestato a smentire ufficialmente un'ipotesi di questo tipo. Non sappiamo se l'abbia fatto per opportunità politico-elettorale o perché convinto tale provvedimento, inserito nel contesto delle parole del Premier, sarebbe risultato una vera e propria bestemmia, un'ulteriore umiliazione e mortificazione per quella che dovrebbe essere la professione più bella ed importante del mondo: la trasmissione del sapere!
REP